L’altra sera ho fatto un sogno. Avevo un appuntamento dall’avvocato con la madre di mia figlia. L’avvocato era una figura terza, non era né il mio né il suo, ma aveva le fattezze della mia psicoterapeuta. Nel sogno non era chiaro di cosa dovessimo parlare, eppure appena la madre di mia figlia iniziava a parlare io scoppiavo a piangere, per la rabbia e la frustrazione. La sensazione era che stesse dicendo cose di cui non ero a conoscenza, e che facevano molto male, oppure che stesse sovvertendo completamente la realtà che mi era dato di conoscere. A un certo punto l’avvocato allargava le braccia, come a dire: “Be’, ma se le cose stanno così,” o forse “Be’, signora, insomma, forse questo non è proprio il modo…” Fatto sta che quando uscivo ero annichilito, addolorato, sconvolto. Piangevo come un vitellino.
Giocare col fuoco #14
Giocare col fuoco #14
Giocare col fuoco #14
L’altra sera ho fatto un sogno. Avevo un appuntamento dall’avvocato con la madre di mia figlia. L’avvocato era una figura terza, non era né il mio né il suo, ma aveva le fattezze della mia psicoterapeuta. Nel sogno non era chiaro di cosa dovessimo parlare, eppure appena la madre di mia figlia iniziava a parlare io scoppiavo a piangere, per la rabbia e la frustrazione. La sensazione era che stesse dicendo cose di cui non ero a conoscenza, e che facevano molto male, oppure che stesse sovvertendo completamente la realtà che mi era dato di conoscere. A un certo punto l’avvocato allargava le braccia, come a dire: “Be’, ma se le cose stanno così,” o forse “Be’, signora, insomma, forse questo non è proprio il modo…” Fatto sta che quando uscivo ero annichilito, addolorato, sconvolto. Piangevo come un vitellino.