Oggi è uscito il primo singolo estratto dal mio nuovo disco, Heartland, di prossima pubblicazione. Si ascolta qui.
E vorrei raccontarvi la storia dietro questa canzone. Qui sotto in formato audio, se siete stanchi di leggere, sotto il testo.
È il novembre del 2007. Sono seduto al pianoforte a casa di mio fratello Macs e sto suonando con calma disperazione il riff di Roma Raccordo Anulare da quasi un’ora. Niente, non succede niente. Ho partorito quel riff quattro anni fa e da allora, nonostante tutti i miei tentativi, nulla, non ne esce fuori nulla, né un prosieguo musicale, né uno straccio di melodia per cantarci sopra qualcosa, né due righe di testo. Niente. Però mi piace tantissimo. E quindi non posso che continuare a provarci.
Sono a casa di mio fratello Macs perché da un paio di mesi io e mia moglie Gaia siamo costretti a chiedere ospitalità ad amici e parenti perché la nostra casa si è allagata: una notte, per problemi di pluviali e tubi di scarico, la stanza inferiore del nostro loft è stata invasa dall’acqua fino a un metro di altezza. L’acqua arrivava fino alla tastiera del mio pianoforte. Immaginerete come potevamo sentirci: solo pochi mesi prima avevamo fatto il giro di tutte le banche possibili per trovarne una che finalmente ci concedesse il mutuo per acquistarla – trentennale – perché gli affitti erano troppo alti. Qualsiasi cosa si trovasse sotto il metro di altezza è stata irreparabilmente danneggiata. E così, mentre si definiscono le complicate questioni legali e hanno inizio i lavori di risistemazione, siamo costretti a vagare di casa in casa, avendo la fortuna di poter approfittare di alcuni appartamenti vuoti che ci vengono messe a disposizione.
Tornando alla canzone, non ricordo quando è successo ma a un certo punto, un giorno, è venuta fuori la melodia della strofa, così ho potuto iniziare a lavorare sul testo. Poi, continuando in quell’attività ebete che bisogna portare avanti quando una canzone non vuole saperne di manifestarsi nella sua completezza – vale a dire suonare e risuonare con occhio bovino le parti che già esistono, nella speranza che avvenga il miracolo – a un certo punto è piovuta dal cielo anche una variazione, ho trovato una melodia e le parole anche per quella e finalmente mi trovavo di fronte alla canzone finita. E in quella forma l’ho suonata dal vivo per molti anni: anche se avevo sospeso l’attività discografica, continuavo a fare concerti di quando in quando, come per le presentazioni di Katana, il mio romanzo, che dopo una chiacchierata sul libro con un giornalista locale vedeva un set acustico a chiudere la serata.
Questa canzone, come molte di quelle contenute in questo disco, mi ha seguito nello spazio e nel tempo, nelle mie peregrinazioni in giro per lo stivale e in quest’ultima decina d’anni che mi separa dalla pubblicazione di Waterloo. Ovviamente quando ho registrato Waterloo esisteva già in parte ma non era finita, come vi dicevo.
L’ultimo colpo di coda del destino per questa canzone è avvenuto quando ho iniziato a lavorarci in studio con Giuliano Dottori e lui mi ha detto, come se fosse la cosa più normale del mondo, che secondo lui la struttura del brano si poteva ancora migliorare: che quello che per me era il ritornello per lui era un pre-ritornello, e che quello che per me era la variazione centrale per lui era il ritornello vero e proprio. Io ho deciso di fidarmi di questa sua intuizione e credo di aver fatto bene. A questo punto però c’è da aggiungere una terza strofa e un mattino, mentre vado in studio per finire il pezzo, estraggo dallo zaino l’ultima raccolta poetica di Valerio Magrelli e ci trovo un verso che mi resta appiccicato addosso, tiro fuori il mio quaderno degli appunti e inizio a scrivere – due pagine di variazioni per una strofa di due versi, arrivo in studio e con il pezzo in sottofondo scelgo la versione che mi sembra migliore e la struttura del brano è finalmente completata.
Il brano racconta di una corsa notturna in macchina, di un personaggio che cerca di fuggire da qualcosa da cui non riesce a fuggire, ed è ambientato a Roma, sul Grande Raccordo, chiaramente, perché è un non-luogo che mi è sempre parso spettrale e angosciante e mi sembrava la cornice perfetta per la corsa notturna in auto del mio protagonista. Poi magari sul GRA non ci sono i semafori e magari da lì non si vede neanche il mare, ma diciamo che sono licenze poetiche che mi sono voluto concedere.
E alla fine, dopo tutto questo gran lavoro iniziato quindici anni fa, il brano è il primo a essere pubblicato dal disco, ci è sembrato fin dall’inizio quello che per suono, intenzione, andamento e ambientazione fosse quello più adatto a introdurre Heartland nella sua completezza.
Roma Raccordo Anulare si ascolta qui.
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Grazie per l’ascolto, a presto
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