È nostro questo cielo d'acciaio che non finge Eden e non concede smarrimenti
Prosegue il tour: Torino, Lodi, Roma, Airola (BN), Benevento, Eboli (SA) | Una poesia di Elio Pagliarani | Appunti per un diario del tour | Un'intervista a tutto campo: canzoni, traduzioni, scrittura
Innanzitutto, grazie a tutti voi che avete partecipato a queste prime tre tappe del tour. Non potevo sperare in un inizio migliore. A Milano eravate tantissimi e io ero un po’ nervoso perché un paio di giorni prima avevo avuto la bella pensata di cambiare un po’ il mio set in solo aggiungendo una tastiera. Alcune cose non sono venute come avrei voluto ma è normale, le prime date di un tour servono anche a sistemare il set, gli arrangiamenti, la scaletta. Grazie anche per tutti i commenti che mi avete inviato, vorrei condividerne alcuni con voi perché davvero mi hanno toccato il cuore.
Sul palco, poi, è come nudo, forse indifeso, sicuramente coraggioso. E ti sciorina lì una manciata di canzoni, con una voce che è l'opposto delle storie che racconta. Tanto fragili sono le storie, tanto potente è la voce. Tanto potente, che ti arriva proprio il suo cuore, spiccando il volo, dal foglio alla voce. Laura Bianchi
La sua narrazione crea forte empatia e coinvolge con autorevolezza. Una presenza sul palco forte, attenta, che condivide sguardi e squarci di vita vissuta. In questa dimensione acustica ogni canzone acquista sincerità e verità. Che ad accompagnarla sia una chitarra o una tastiera, ogni storia arriva dritta al punto. Feeling immediato con chi ascolta rapito. Emozioni dispensate con partecipazione reciproca. Andrea Furlan
Una bella cavalcata tra le storie, raccontate e cantate da Fabrizio Coppola, tenendo come baricentro l’ultimo splendido album ‘Heartland’. Echi di rock americano in versione ‘one man band’ - chitarra, voce, armonica e tastiera - per parlare di tante vite vissute e sfiorate, vicende delicate e dolorose, sempre ricche di poesia. Ma è proprio il cuore, quello che ci mette Fabrizio quando canta, che fa la differenza, e su quel palco lo abbiamo sentito tutti battere forte… James Cook
Vi incollo qui sotto le prossime date nella speranza di vedervi, perché come dico sempre i concerti si fanno insieme.
09/02 PiùSpazio Quattro, Torino info qui
10/02 Vigna Alta, Lodi info qui
15/02 Art Sound & Vision, Roma
16/02 Textures Collettiva, Airola (BN) info qui
17/02 Eskimo, Benevento info qui
18/02 Terrazza Gattapone, Eboli (SA)
Una poesia di Elio Pagliarani
Nato a Viserba di Rimini nel 1927 da famiglia operaia, Elio Pagliarani sarà insegnante, giornalista, poeta, consulente editoriale, critico teatrale. Ha inteso la letteratura e la poesia come luogo di comunicazione, luogo nel quale affermare con forza il diritto al racconto con storie e personaggi, e al tempo stesso area dove sperimentare le potenzialità di rinnovamento nella lingua. La ragazza Carla, da cui è tratta la poesia sotto, è un poema ricco di toni e livelli interni che racconta la vita di una giovane impiegata nella Milano postbellica e industriale. A diciassette anni Carla entra con timore nella città industriale che apre a un benessere futuro e trova “all’ombra del Duomo” un impiego come steno-dattilografa in una ditta di import-export. Il mondo del lavoro, con le sue minime lusinghe e le insidie nascoste, giorno dopo giorno le dà la misura di un’esistenza ordinata e senza scampo, bilanciata tra diritti e norme da osservare.
All’ombra del Duomo, di un fianco del Duomo
i segni colorati dei semafori le polveri idriz elettriche
mobili sulle facciate del vecchio casermone d’angolo
fra l’infelice corso Vittorio Emanuele e Camposanto,
Santa Radegonda, Odeon bar cinema e teatro
un casermone sinistrato e cadente che sarà la Rinascente
cento targhe d’ottone come quella
TRANSOCEAN LIMITED IMPORT EXPORT COMPANY
le nove di mattina al 3 febbraio.
La civiltà si è trasferita al nord
come è nata nel sud, per via del clima,
quante energie distilla alla mattina
il tempo di febbraio, qui in città?
Carla spiuma i mobili
Aldo Lavagnino coi codici traduce telegrammi night letters
una signora bianca ha cominciato i calcoli
sulla calcolatrice svedese.
Sono momenti belli: c’è silenzio
e il ritmo d’un polmone, se guardi dai cristalli
quella gente che marcia al suo lavoro
diritta interessata necessaria
che ha tanto fiato caldo nella bocca
quando dice buongiorno
è questa che decide
e son dei loro
non c’è altro da dire.
E questo cielo contemporaneo
in alto, tira su la schiena, in alto ma non tanto
questo cielo colore di lamiera
sulla piazza a Sesto a Cinisello alla Bovisa
sopra tutti i tranvieri ai capolinea
non prolunga all’infinito
i fianchi le guglie i grattacieli i capannoni Pirelli
coperti di lamiera?
È nostro questo cielo d’acciaio che non finge
Eden e non concede smarrimenti,
è nostro ed è morale il cielo
che non promette scampo dalla terra,
proprio perché sulla terra non c’è
scampo da noi nella vita.
Appunti per un diario del tour
MILANO. Partire da Milano per una nuova serie di concerti. Trovare il locale pieno di gente – pensare che sessanta persone tonde tonde venerdì sera sono uscite di casa e hanno pagato 8 euro per venire a sentirmi dal vivo, be’ mi fa diventare un pozzo di gratitudine, quindi grazie a ciascuno di voi.
Incontrare una persona che mi racconta di avermi visto l’ultima volta dal vivo durante il tour di Waterloo nella storica sede dell’Una e 35 circa dodici anni fa e che il giorno dopo mi manda una foto del cd autografato all’epoca per dimostrarmi che non dice balle…
CUPRA. Suonare in un posto magico all’interno di un palazzo storico in una sala tutta in mattoni chiari con volte a crociera. Conoscere dopo il concerto una signora di oltre settant’anni rimasta vedova da poco che si è messa a suonare la chitarra e coltiva segretamente il sogno di diventare un’artista di strada – con una chioma di meravigliosi capelli bianchi e l’invidiabile attitudine di chi sente di avere ancora tutta la vita davanti a sé. “Avrei voluto farti sentire una canzone che sto scrivendo ma non l’ho ancora finita,” mi confida, nell’inconfondibile parlata marchigiana che ho imparato ad amare in questi ultimi anni.
PESARO. Una serata perfetta in un posto perfetto. Palco, luci, dotazioni iperprofessionali. Antonino che ha organizzato la serata e conduce una breve intervista prima del concerto – un uomo che ha sette vite come i gatti, mi racconta a cena, e che svolge sul territorio un impagabile ruolo di agitatore culturale. Conoscere Enrico, grande fonico e persona disponibilissima, veneziano giunto a Pesaro nel 2007 – e prima di allora aveva fatto il fonico live di artisti come Ustmamo, Almamegretta e tanti altri. Inutile dire che il suono ieri era impeccabile, sia sul palco che giù dal palco.
Rivedere un collega musicista che avevo conosciuto durante la registrazione del mio primo disco nel 2001 – le persone affini si cercano sempre.
Dormire in una casa di campagna nell’entroterra – un casone quadrato a due piani con un’iscrizione sopra il portoncino che recita Franciscus Fazi Fecit 1792. La stanza in cui alloggiamo ha il soffitto affrescato.
Svegliarsi di buon’ora il mattino dopo per andare a fare colazione sul lungomare di Pesaro ma non riuscirci a causa di una protesta degli agricoltori che bloccano l’accesso con i loro trattori. Fuggire in autostrada e uscire a Gabicce per provarci lì e finire per trascorrere qualche minuto sulla spiaggia a interrogarci per quale motivo il litorale sia diventato una sfilata di palazzi enormi uno diverso dall’altro.
Arrivare a Milano giusto in tempo per correre a scuola a prendere mia figlia, non prima però di aver incassato una proposta di collaborazione da parte di un editore con cui erano anni che volevo lavorare.
Portare mia figlia alla lezione di violino, tornare a casa, mettere su un risotto e nel frattempo imbastire una lezione improvvisata sul Novecento che in classe hanno iniziato a leggere il Diario di Anna Frank. “Papà ma questa cosa è successa solo agli ebrei o anche ad altre persone?”
Metterla a letto e buttare giù queste righe prima di infilarmi sotto le coperte ripassando le regole del tour per chi non ha più venticinque anni: mangiare poco, bere ancora meno (se possibile), dormire tantissimo – posso migliorare su ognuno di questi tre aspetti e ho ancora sei date per riuscirci. Dopo tre concerti di fila, la scaletta ha assunto una forma semidefinitiva, ho capito diverse cose, ne ho cambiate altre: come sempre, si è pronti ad andare in tour quando il tour finisce.
Mi sento come una specie di ripetitore che rimanda idee, nozioni, sensazioni, sequenze di accordi e melodie che capto da qualche parte e mi sembra giusto condividere. E a volte mi sento uno sfigato a farmi seicento chilometri per suonare davanti a cinquanta persone per 300 euro, una cena e una stanza d’albergo, altre mi sento un privilegiato. E queste due idee opposte sono sempre piantate nella mia testa, nello stesso momento.
Da una bella intervista a tutto campo su musica, scrittura, canzoni, radio a cura di Lucia Dallabona per OffTopic. Si legge qui
Percorsi Americani: il prossimo appuntamento è con Flannery O’Connor
Dopo l’entusiasmante appuntamento con Faulkner e il suo Luce d’agosto, restiamo nel grande Sud degli Stati Uniti con i racconti di Flannery O’Connor. Uscito nel 1955 e composto da dieci racconti inarrivabili per forza espressiva e spietatezza dello sguardo, Un brav’uomo è difficile da trovare impose immediatamente Flannery O’Connor come l'esponente di punta di quello che sarebbe stato ribattezzato il «gotico sudista». Voi potete scegliere tra la storica edizione Bompiani, con la traduzione di Marisa Caramella e Ida Omboni, che include tutti i racconti mai pubblicati da O’Connor, e la recente raccolta di minimum fax, nella traduzione di Gaja Cenciarelli. Appuntamento online su zoom lunedì 26 febbraio alle 19:30 e dal vivo il giorno seguente, martedì 27 sempre alle 19:30 da Un locale palco / cucina, a Milano in piazza Napoli. La prenotazione è obbligatoria, trovate tutte le info a questo link.
Cosa sto leggendo
Bene, anche per questa volta siamo arrivati alla fine. Spero di vedervi in giro in una delle tappe del tour. Fate i bravi se possibile, se non è possibile fate attenzione
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Heartland è il mio ultimo disco. Lo puoi ascoltare qui:
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