All’idea di stare insieme, umani tra gli umani, deboli tra i deboli
Furore dal vivo | Bob Dylan e la Società delle Nazioni | Heartland nelle classifiche di fine anno | Percorsi Americani: William Faulkner | Al 2024 | Little Lap Dog Lullaby
“Magari tutti gli uomini messi insieme fanno una grande anima e ognuno di loro è un pezzettino.”
Per il terzo appuntamento di Giocare col fuoco live, ripercorreremo insieme il viaggio verso l’Ovest della famiglia Joad, immortalato da John Steinbeck nel suo capolavoro. A fare da controcanto alle parole di Steinbeck, la musica di Woody Guthrie, padre della canzone popolare americana, cantore dei diseredati e degli oppressi, che nel suo disco Dust Bowl Ballads affronta gli stessi temi approfonditi da Steinbeck in Furore.
NELLE VENE DELL'AMERICA: QUANTE MORTI CI VORRANNO PRIMA CHE UN UOMO CAPISCA CHE TROPPE PERSONE STANNO MORENDO?
Un microreportage dall’ultimo concerto dell’anno scorso.
Subito dopo aver suonato Guaranteed di Vedder, tratto dalla colonna sonora di Into the Wild, Nelle vene dell'America non poteva che iniziare parlando del veto posto dagli USA al Consiglio di sicurezza dell'ONU sulla proposta di una tregua umanitaria a Gaza.
Poi ho accennato al fatto che l'ONU nasce nel 1946, alla fine della Seconda guerra mondiale, sulle ceneri della Società delle Nazioni, nata nel 1919 all'indomani della carneficina della Prima guerra mondiale per impulso dell'allora presidente americano Woodrow Wilson, che in un famoso discorso al Campidoglio individuò in quattordici punti le norme da applicare da lì in poi per scongiurare avvenimenti bellici catastrofici come quello appena terminato. La Società delle Nazioni nacque di lì a poco e per ironia della sorte gli USA non aderirono (il Senato statunitense bocciò il 19 gennaio 1919 la proposta di adesione alla Società). Lo scoppio del secondo conflitto mondiale decretò il fallimento della SdN che venne appunto rimpiazzata nel 1946 dall'ONU.
Poi è arrivato Dylan che attraverso le mie mani e la mia voce ha ripetuto per l'ennesima volta: "How many deaths will it take till he knows that too many people are dying?" La forza di quel verso, che ho ripetuto appositamente tre volte, a cappella, per fare in modo che si depositasse nelle menti di tutti noi, è ancora oggi ineguagliata nella sua semplicità, nella sua evidente comprensibilità, nella sua efficacia, nella sua necessarietà.
Dopo questo cappello iniziale, ho portato avanti il mio racconto affidandomi all'istinto del momento – c'è un canovaccio prestabilito di letture e canzoni, ma è sempre passibile di variazioni. E così siamo passati dalla cronache dei pellegrini del Mayflower citate da Williams Carlos Williams al ruolo della meccanizzazione dell'agricoltura nella diaspora dei protagonisti di Furore di Steinbeck, dalle diverse rimozioni che sono alla base della narrazione della nazione americana con il racconto di Francisco Cantù sulla nascita del parco naturale di Yosemite alle poesie (meravigliose) di Philip Levine, il tutto intercalato, sottolineato e traslato dalle canzoni di Woody Guthrie, dei già citati Vedder e Dylan, dell'oriundo Neil Young e di Cat Power.
Il tutto nel salotto di casa di Luca, uno dei fondatori di Specie di Spazi, associazione culturale con le idee chiarissime in fatto di produzione e fruizione della cultura. Ho parlato e suonato e cantato senza alcuna amplificazione davanti a una ventina di persone – proprio come se il mondo fosse nelle mani dei fascisti e noi fossimo dei carbonari che organizzano riunioni segrete per riprendersi il potere. Che poi a ben pensarci è quello che ho sempre in mente ogni volta che suono e parlo davanti a un pubblico.
E ho pensato che mi piacerebbe farne di più di serate in situazioni raccolte e intime come questa, quindi se vuoi organizzarne una a casa tua (un mio concerto o un appuntamento di musica e letteratura o ancora una serata tutta dedicata a un libro) rispondi a questa mail e ti spiegherò come fare.
Heartland tra i migliori dischi del 2023
La fine dell’anno si sa è anche il momento in cui gli addetti ai lavori fanno il punto su quanto accaduto nei dodici mesi che stanno per concludersi. E Heartland è finito in ben quattro classifiche sui migliori dischi dell’anno, accanto ai lavori di artisti che calcano i palchi più grandi della penisola e non solo. Un sincero ringraziamento quindi a Berardo Staglianò di Sentieri Sonori, Stefano Bartolotta e Raffaele Concollato di Indieroccia, ad Andrea Furlan, direttore di OffTopic e a Giuseppe Provenzano di Incontri Cantautoriali per aver dato credito al mio lavoro.
Dopo oltre dieci anni di pausa è stato un po’ strano ripresentarmi come cantautore, ricominciare ad andare in giro a suonare, le recensioni, qualche intervista. Davvero come iniziare da zero: nell’ultimo decennio il mondo della musica e in generale quello della fruizione di quasi tutti i contenuti artistici è cambiato drasticamente. E se ci sono alcuni aspetti su cui non ho ancora le idee chiare e altri invece che mi appaiono evidenti, quello che non mi sembra cambiato è la magia che si crea nel momento del concerto, che diventa sempre un vero dialogo, uno scambio, una comunicazione. Come ho già avuto modo di dirvi, più passano gli anni e più ne ho bisogno: mi piace viaggiare, mi piace incontrare persone nuove, mi piace portare a voi le mie storie e la mia musica.
Se non avete ancora ascoltato Heartland, provate a dargli una chance, magari non vi piace solo quello che scrivo qui ma anche quello che canto…
Percorsi Americani: Luce d’agosto, William Faulkner
“Ci saranno state sì e no cinque famiglie quando Lena arrivò. C’era un binario e una stazioncina, e una volta al giorno un treno misto la attraversava strepitando. Lo si poteva fermare con una bandiera rossa, ma di solito sbucava dalle colline devastate all’improvviso, come un’apparizione, lamentandosi come una fantasima annunciatrice di lutti, attraversando e lasciandosi indietro quel meno di un villaggio come la perlina dimenticata di un filo rotto.”
Il prossimo appuntamento dei Percorsi Americani è con William Faulkner e il suo Luce d’agosto. Su zoom lunedì 29 gennaio e dal vivo martedì 30, sempre alle 19:30.
La moltiplicazione dei punti di vista, l’adozione di tecniche innovative come il flusso di coscienza e i salti temporali, la cura meticolosa del linguaggio e dello stile ne hanno fatto uno dei grandi padri della letteratura americana. Vincitore del Nobel nel 1949 e del Pulitzer nel 1955 e nel 1963, “Faulkner ha usato una lingua che sa di orale e antica semplicità per restituirci il senso di una narrazione epica, dove passato e presente, verità e menzogna, tragedia e commedia convivono… Non ci sono parole sufficienti per dare a Faulkner quel che è di Faulkner. Se mai esiste un paradiso dei lettori, di sicuro è Luce d’agosto” (Tommaso Pincio).
La prenotazione è obbligatoria, trovate tutto a questo link.
Al 2024
Alle cose che sbocciano all’improvviso e a quelle che fioriscono lentamente, momento dopo momento. Ai fiori che appassiscono e a quelli recisi con un taglio netto. Alla gioia, suadente ballerina che sa bene come nascondersi per poi ricomparire all’improvviso sul palcoscenico e costringere tutti all’applauso a scena aperta. All’oscurità dentro e fuori di noi, al male ovunque, al desiderio di fare del male. Al rifiuto del bene e dell’umanità, alla codardia e all’incapacità. A chi ci prova, fino all’ultimo istante utile, e a chi continua a farlo anche quando tutto è già finito. Ai sogni di carta, alle speranze rotte, alla fiducia tradita e a quella coltivata con cura, come un piccolo seme che ha bisogno di terreno fertile, acqua, calore. All’amore in senso lato e all’intrecciarsi dei corpi e degli spiriti, ai sorrisi per gli sconosciuti, ai piccoli gesti che possono cambiare un momento, una giornata o una vita intera. All’idea di stare insieme, umani tra gli umani, deboli tra deboli, con le nostre incapacità, le fragilità, gli slanci, i passi falsi. Allo stupore per questa vita, l’unica che abbiamo, e per questo tempo, in mezzo al quale siamo piovuti senza poter scegliere. A ciò che ci rende umani, al tentativo di continuare a esserlo.
Little Lap Dog Lullaby
I miei auguri di inizio anno con questa lullaby inserita da Laura Veirs nel suo bellissimo disco Tumble Bee, del 2011, in cui ha raccolto una serie di ninnenanne tradizionali riarrangiate in versione alt-folk (una vera chicca). Un duetto con mia figlia G, registrato quando lei aveva cinque anni se non ricordo male – la prima volta che l’ho portata in studio di registrazione. Faceva riderissimo con quelle cuffie giganti. Abbiamo fatto tre take, come i professionisti, e poi abbiamo scelto la migliore.
Anche per questa volta siamo arrivati alla fine. Fate i bravi, se possibile, e se non è possibile fate attenzione. Ci si vede in giro, per chi vorrà.
f
Heartland è il mio ultimo disco. Lo puoi ascoltare qui:
Spotify | Apple Music | YouTube | Tidal | Deezer | Amazon
Se ti è piaciuto quello che hai letto, puoi iscriverti alla newsletter, inoltrarla a qualcuno a cui vuoi bene, o anche condividerla sui tuoi social. Se vuoi sostenere il mio lavoro, puoi considerare di acquistare un mio disco o un mio libro.